sabato 5 settembre 2015

"Ho lasciato entrare la tempesta" di Hannah Kent

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a "Ho lasciato entrare la tempesta" di Hannah Kent, edito da Piemme (rilegato a 17,50€):
Strega, seduttrice, colpevole, assassina: Agnes Magnúsdóttir è accusata di molte cose. Perché nell'Islanda dell'Ottocento - immersa nella nebbia come in mille superstizioni - lei, con la sua bellezza, il suo animo ribelle, la sua intelligenza troppo vivace, è diversa da tutte. Diversa anche per l'uomo che si è scelta: Natan Ketilsson, un uomo più vicino ai diavoli dell'inferno che agli angeli del paradiso, come mormorano nel villaggio, capace di risuscitare i morti con pozioni a base di erbe conosciute solo da lui. E ora che Natan è morto, ucciso da diciotto coltellate, il villaggio decide che la colpevole dell'efferato omicidio non può che essere lei, Agnes. La donna che lo amava. E mentre, ormai condannata, attende la morte per decapitazione, Agnes racconta la sua versione della storia alle uniche persone amiche che il destino le concede nei suoi ultimi giorni: la moglie del suo carceriere, e un giovane e inesperto confessore. E anche se la morte sarà la fine inevitabile, per Agnes la vita continua altrove: nei pensieri, nei sogni, nelle storie che ha letto, e nell'amore per Natan. Le cose che appartengono soltanto a lei, e che nessuno potrà toglierle.

Una storia cupa, misteriosa, intrisa di un amore struggente e destinato alla rovina.
Mi ha appassionata fin da subito, e il romanzo non mi è durato nemmeno due giorni.
Il tutto nonostante io ancora non riesca a pronunciare nel modo giusto il cognome della protagonista, Magnúsdóttir. D'altronde siamo in Islanda, non poteva chiamarsi Smith.

Il libro si apre con Agnes accusata di duplice omicidio, e la decisione di darla in custodia a una famiglia di contadini di Korsna fino al momento della condanna definitiva e dell'esecuzione.
Come potrete immaginare, non è che questa decisione sia accolta con entusiasmo dalla suddetta famiglia: per quanto ne sanno loro, gli stanno piazzando in casa un'assassina, e loro hanno due figlie giovani.
Ma non è tutto, perché il capofamiglia viene richiamato per lavoro in un'altra città: a ricevere Agnes rimarrebbero quindi la moglie e le figlie.

Attesa con paura e angoscia, Agnes non si rivela la persona che Margret si aspettava.
Quello a cui assistiamo, infatti, è il nascere di un rapporto da donna a donna, ma un po' anche da madre a figlia.
Margret fa sempre più fatica a vedere un mostro in Agnes, così come Agnes ritrova piano piano la se stessa di una volta, prima che la vita e una lunga serie di sfortune la portassero qui, legata e in attesa dell'esecuzione.

La storia di Agnes viene rivelata a poco a poco, attraverso ciò che lei ricorda e i suoi pensieri, attraverso ciò che decide di rivelare a Margret e soprattutto attraverso le sue conversazioni con Toti, il giovane pastore inviato per raccogliere le sue preghiere e le sue confessioni.
Queste ultime mi hanno emozionata e a tratti stretto il cuore, perché Agnes è uno di quei personaggi che ti entrano nel cuore e non ne escono più.
Lei, Natan, il loro amore... Davvero tutto è perduto?
O forse chi siamo e chi abbiamo amato ci sopravvivono comunque, se condividiamo la nostra storia?
E' sempre più difficile, mano a mano che si prosegue nella lettura, conciliare l'immagine di Agnes che la società attorno a lei vorrebbe imporci (una strega, un demone, un mostro...) e quella che invece ce ne facciamo noi dalle sue parole e dai suoi pensieri.
Vorremmo poterla aiutare a fuggire, o almeno per la sottoscritta è stato così.

La prosa è scorrevole, il lessico vario e soprattutto ho adorato ritrovare un sacco di espressioni in islandese (debitamente tradotte e spiegate nelle note) che secondo me mantengono il testo il più possibile simile all'originale.
In un dilagare di romanzi ambientati in America o in Inghilterra, è bello stavolta trovarci in Islanda, immersi in una cultura e in una lingua completamente diverse.

Consigliatissimo per l'intensità della storia, per la sua peculiarità, per l'ambientazione cupa e allo stesso tempo quasi magica dell'Islanda rurale ottocentesca.
Per Agnes, che mi ha conquistata, e per Toti che mi ha intenerita.
E anche un po' per Piemme, che ha mantenuto la splendida copertina originale e ha regalato a questo romanzo un titolo azzeccato: insomma, io "Riti funebri" (dall'originale "Burial Rites") non l'avrei comprato. Siamo onesti).

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

3 commenti:

  1. eccolo! Aspettavo la recensione per capire meglio, sembra intenso. Mi sa che ci vorranno i fazzolettini, però me lo segno <3

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  2. Me lo segno anch'io! Oltre alla storia, che mi ha veramente colpita, mi piace tantissimo la copertina... Stupenda <3

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  3. Aspettavo la recensione, e finalmente son riuscita a leggerla. Devo giusto giusto fare un ordine. *_* Sì, ma è l'ultimo...Crediamoci! >///<
    Sempre bello leggere le tue recensioni. Baciii

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