lunedì 17 agosto 2015

"La casa di Parigi" di Elizabeth Bowen

Buongiorno a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
La chiacchiera librosa di oggi è dedicata a “La casa di Parigi” di Elisabeth Bowen, edito da Sonzogno (brossurato a 16€), in uscita l'8 Ottobre:
Siamo a Parigi, in inverno, la Grande guerra è finita da poco, aleggia sulla città un’atmosfera cupa e vischiosa. Alla Gare du Nord scende Henrietta, undici anni, con in mano la sua scimmietta di pezza. Viene a prenderla la signorina Fisher, un’amica di famiglia che la ospiterà per una intera giornata in un elegante appartamento, in attesa di farla ripartire per il Sud della Francia. In quella casa borghese, dal confortevole odore di pulito, Henrietta si imbatte in una gradita sorpresa: c’è un suo coetaneo, il fragile Leopold, avviato verso un futuro incerto. Tra i due bambini, estremamente sensibili e inquieti, dopo l’iniziale diffidenza, si accende la curiosità: di ciascuno nei confronti dell’altro, e di entrambi verso il misterioso mondo degli adulti. I due fanciulli, grazie agli indizi disseminati attorno a loro, rivivono, tra immaginazione e realtà, le tormentate storie d’amore dei grandi, in particolare quella scandalosa tra la madre di Leopold e il suo padre naturale. Acclamato come un classico al momento della pubblicazione (1935), La casa di Parigi, oltre a mettere in scena una rovente passione sentimentale, è un acuto studio psicologico e un esercizio di finezza letteraria sulla prima irruzione del dolore, sulla scoperta del sesso e sulla perdita dell’innocenza.

Un romanzo del 1935, che Sonzogno ripropone nella collana Bittersweet.
E per fortuna, perché questo è uno di quei libri che, anche se a prima vista può sembrare un po’ datato, è in realtà coinvolgente e ben scritto.
E’ un romanzo di formazione, dall’ambientazione spaziale e temporale abbastanza singolare.

Abbiamo due bambini e il loro trovarsi  insieme, a scoprire se stessi e a scoprire l’altro, in un arco temporale molto ridotto.
Disinvolta e un po’ supponente lei, introverso e confuso lui: due bambini molto diversi, ma...
Ma quello che succede è che Elizabeth Bowen ci regala una storia che non ha bisogno di orpelli o effetti speciali, perché ha dalla sua una delle cose più potenti in assoluto: la curiosità infantile.
I due bambini arrivano a casa delle signore Fisher (la figlia è una zitella un po' dimessa e la cui unica forma di autorità si esprime nell'imporre il riposo alla madre anziana, che da parte sua ha la lingua lunga e non la manda a dire a nessuno) senza sapere bene cosa li aspetta, e quello che trovano è la possibilità di interrogarsi ed indagare il complesso mondo degli adulti attorno a loro.
E' davvero difficile dirvi qualcosa di più della trama senza fare spoiler, per cui invece di rovinarvi la lettura vi dico perché questo romanzo mi è volato in una sera, e in parte di una notte.

E' una storia apparentemente limitata, dal tempo e dallo spazio ristretti in cui si muovono i personaggi, e invece in queste meno di 300 pagine Elizabeth Bowen ha messo tutto: la curiosità, l'insicurezza, un po' di ingenuità e tanta innocenza.
Henrietta e Leopold condividono momenti piacevoli e spiacevoli, e a fine lettura ci si meraviglia che siano stati insieme così poco e che al tempo stesso sembrano essere stati insieme per moltissimo tempo.
Quando arriva il momento dei saluti (annunciato già dalle prime pagine, nessuna sorpresa in questo senso) a lasciarsi non sono le stesse due persone che si sono trovate poco prima: sono cresciuti, e forse sono più se stessi di quanto non siano mai stati.
Per questo lo considero un romanzo di formazione, e per questo io ve lo consiglio già da adesso.
Segnatevelo in agenda, preordinatelo: merita.
Ringrazio tantissimo Sonzogno per la copia digitale del romanzo <3
Ma diciamo anche due parole sugli adulti che troviamo in questo romanzo, che rappresentano ciò che c'è dall'altra parte della barricata rispetto ai nostri Henrietta e Leopold. 
Gli adulti, visti attraverso gli occhi dei due bambini, sono complicati.
Non c'è altro modo di dirlo.
Leopold scopre qualcosa sulla sua storia famigliare (storia degna di "Beautiful", lasciatemelo dire) che proprio non si aspettava di scoprire, mentre per Henrietta le figure delle signore Fisher sono fonte di riflessioni continue.
La bambina impara presto a riconoscere la falsa gentilezza, le insinuazioni fatte per ferire, e quando male possa fare l'amore se non viene corrisposto con uguale intensità.
Il tutto senza mai abbandonare la sua fidata scimmietta di pezza di nome Charles, e devo dire che ho amato questo dettaglio del pupazzo che la ragazzina non abbandona mai.
Come un suo voler restare attaccata all'infanzia anche quando il mondo attorno fa di tutto per farla crescere più in fretta.
Inoltre, il romanzo è diviso in tre parti, di cui quella centrale è ambientata nel passato e ci permette di conoscere le signore Fisher molti anni prima, e di scoprire qualcosa in più sui genitori di Leopold. 

Consigliato a chi subisce il fascino delle atmosfere retrò, a chi pensa che i bambini siano tra i protagonisti migliori che un romanzo possa avere, e a chi non dice di no a qualcosa di nuovo ogni tanto (anche se stavolta andiamo a prendercelo nel 1935).
Ho un'altra lettura della collana "Bittersweet" in programma, e non vedo l'ora...

Un bacio a tutte, fanciulle (e fanciulli)!
A presto <3

4 commenti:

  1. Sicuramente ad ottobre sarà mio!!! Bella recensione, come sempre del resto <3 bacioni

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  2. Anche io ho scelto questo per la recensione (aspetto il cartaceo, però) e il tuo parere mi conferma di aver optato per il libro giusto! :)

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    1. Io volevo leggerlo in vacanza e quindi ho chiesto il digitale :)
      Comunque credo tu abbia scelto bene, perchè è un libro molto particolare!

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  3. "Consigliato a chi subisce il fascino delle atmosfere retrò": presente! Il fatto che ci sia di mezzo Parigi, poi, accresce la mia curiosità. La mia wish list letteraria cresce...! :)

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